Un’adolescente in un corpo che non vuole

Un giorno ti svegli e sei un’adolescente. Un’adolescente in un corpo che non vuole. Questo è proprio quello che è accaduto a me. 

Sono Sarah e un bel giorno, quando avevo 15 anni, mi sono svegliata in un corpo che non mi piaceva. Un corpo che non sentivo mio. Quelle forme sui fianchi e quelle cosce rotonde mi facevano paura. Volevo indietro il mio corpo da bambina, volevo quelle proporzioni a cui ero abituata. E invece no, ero cresciuta. Ma non mi andava bene e così ho iniziato a fare la cosa più stupida che mi fosse mai venuta in mente. Mi sono messa a dieta. E in poco tempo, ho preso il controllo del cibo, un controllo che mi piaceva, mi dava soddisfazione, mi faceva sentire potente. Ma lei piano piano ha preso il sopravvento sulla mia vita. Con lei intendo la mia nemica/migliore amica: l’anoressia

Ho perso il controllo della mia vita

In circa due mesi le mie giornate cominciarono ad essere scandite dal conteggio delle calorie, dal pesarmi ossessivamente circa 20 volte al giorno, dallo sport estenuante che praticavo e dalle numerose restrizioni sul cibo che ogni giorno aggiungevo. E il mio obiettivo l’ho raggiunto in effetti, ho perso moltissimi chili e sono arrivata ad iniziare ad apprezzare le mie ossa. Perché, beh, avevo solo quelle: le ossa. 

Ma proprio quando mi sentivo al massimo della felicità e dell’eccitazione per il mio “favoloso” corpo ho iniziato a perdere il controllo. Era la mia malattia a decidere. E così, emozioni contrastanti hanno iniziato a farsi strada dentro di me fino a farmi iniziare il periodo più brutto della mia vita. Avevo 16 anni a quel tempo e ho dovuto iniziare la mia battaglia per la sopravvivenza

La mia battaglia per la sopravvivenza

Attacchi di panico, ansia, vuoto interiore, freddo dentro. queste sono alcune delle sensazioni che ho dovuto subire. E poi il mio fisico non ha retto, perché è questo che fa un disturbo alimentare, ti concede il lusso della magrezza ma in cambio chiede molto di più. Come un circolo mafioso. E se non sei in grado di offrire ciò che ti è stato richiesto, se per un qualche motivo ti lasci andare un secondo, la posta in gioco si alza. E nel mio caso, si è alzata di parecchio. Intorno a me hanno tutti iniziato a capire che qualcosa non andava, avevo perso metà dei capelli che avevo, avevo il volto scavato e freddo costantemente, le mie unghie erano viola e non riuscivo a fare una rampa di scale senza dovermi fermare per riprendermi. Stavo male, ma non lo volevo ammettere. E non è vero che le ragazze cercano la magrezza per avere attenzione. Assolutamente no. Il digiuno è un sintomo di un malessere interiore che non riusciamo ad esprimere.

I DCA sono un mezzo per gridare aiuto

 I Disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono il pretesto per voler gridare al mondo “io sto male!!”. Delle attenzioni della gente poco importa. E io lo so bene poiché in poco tempo l’apatia era diventata l’adrenalina delle mie giornate. Ero depressa, e volevo morire. Non mi sentivo capita e per questo avevo deciso di farla finita per sempre. Per fortuna sono stata fermata ed in quel momento ho deciso di restate. Non per vivere ma per sopravvivere. Poi però, dopo un po’ di mesi, tempo durante il quale avevo ripreso il giusto peso e nel quale frequentavo un centro apposito per questi disturbi, ho ricevuto un commento. E’ bastata quella frase per farmi ricadere nel buio più totale. Il mio allenatore di palestra aveva infatti pensato bene di dire davanti a tutti che dovevo dimagrire assolutamente, perché ero in sovrappeso: “lo faccio per il tuo bene” mi disse. Certo, per il mio bene. Lui sapeva ciò che avevo passato l’anno prima ma ha comunque deciso di pronunciare quelle parole. Commenti senza senso, penserete voi. 

Ma a me quelle parole son bastate per ricominciare a temere me stessa. E da lì a poco ho iniziato a vomitare. Lo facevo perché mi sembrava l’unica soluzione possibile, la cosa che dovevo fare. Ma non ho fatto altro che aumentare il mio malessere. Rimettere però non bastava ad affievolire il mio dolore. Stavo troppo male. Così male che ho iniziato anche a tagliarmi. Il sollievo che provavo quando lo facevo era veramente immenso. stavo “bene”. Tagliarmi mi permetteva di non farla finita per sempre. Era un buon compromesso no? Assolutamente no. La situazione è peggiorata e fortunatamente ho avuto i sostegni giusti sempre vicinoGrazie alla mia famiglia e a degli specialisti sono riuscita a prendere nuovamente in mano la mia vita.

Alla fine ho vinto io

E con un lungo percorso, che ancora sto facendo, sono tornata a stare bene. A trovare un equilibrio per essere serena. Questa era in breve la mia storia. Una storia che ci tenevo a raccontare per far capire a tutti i ragazzi che si sentono soli che non è così. Siamo tantissime a tenere questo dolore dentro. Ma parlatene, non seguite i vostri pensieri. Non assecondate quella vocina interiore che vi dice “magro è più bello”. 

NO. Voi siete bellissimi così, per come siete, per la luce che avete dentro agli occhi. per il vostro carattere. siete fragili, anime fragili. ma ricordate sempre che non siete soli. Il mondo è a vostra disposizione, non abbiate paura di quello che sentite e circondatevi di amore. Parola di Sarah, 18 anni, un’anima fragile che credeva di non potercela fare e che invece adesso è qua ad incoraggiare gli altri. Si può sconfiggere tutto, tranne la morte. 

Amatevi sempre

Questo articolo fa parte della rubrica “Storie”, creata e redatta da Animenta. Tutti i contenuti pubblicati sono stati revisionati e approvati dal protagonista della storia.

Contenuto a cura di Animenta

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