Caro Diario,
Tra due giorni inizio l’università, mi dovrò trasferire, vivere da sola… Ho paura.
Nella mia valigia non c’è spazio per la mia malattia, vedo in questa nuova occasione un motivo di rinascita, sto sbagliando?
Mia madre è preoccupata, non vuole che vada a studiare lontano da casa: “Ho paura che tu possa peggiorare”, così mi ha detto.
Sono stanca del suo continuo controllo, sono stanca degli occhi della mia famiglia addosso, sono stanca di essere “la ragazza malata” ogni volta che entro in un posto nuovo.
É un paese piccolo il mio, mi è stato detto “La tua fama ti precede” ogni volta che dovevo presentarmi a qualcuno, così ho deciso di studiare lontano da casa, ho deciso di fuggire.
Sarà la scelta giusta? Solo il tempo saprà dirlo.
Il liceo non è mai stato il mio posto preferito: in classe il mio corpo era sempre deriso, ero presa in giro per i miei jeans troppo stretti sulle gambe; mi sono sentita giudicata per il panino portato a merenda, per i miei attacchi di panico se un compagno decideva di festeggiare il suo compleanno in classe portando i cornetti che tanto mi piacciono ma che non posso mangiare. O meglio, che la mia testa mi vieta di mangiare.
Ho perso il conto di tutte quelle volte in cui ho detto ai miei compagni: “Non riesco a fare colazione con voi al bar domani, arrivo più tardi”.
Ma la verità la sappiamo entrambi: sapevo a memoria le indicazioni nutrizionali del mio yogurt e dei biscotti che mangio a colazione, mentre se fossi andata al bar, come avrei potuto monitorare ciò che stavo mangiando? Non potevo farlo. E certamente non era una bella sensazione quella di sentire dentro la necessità di controllare tutto.
Proprio per questo in classe ero considerata “l’asociale”, ma dopo tutto come potevano i miei compagni sapere contro cosa combattevo ogni giorno…
Ora per l’università andrò a vivere in una casa con altre ragazze. C’è curiosità, ma anche qualcosa che mi spaventa. Sai cosa? Ti faccio una lista:
- Perdere il controllo: e se avessi un momento di debolezza? Mi interrogo su come potrei gestirlo..
- La mensa: a pranzo i ragazzi mangiano lì, e io sono campionessa mondiale nel paragonare ciò che mangio con quello che mangiano gli altri, ma no, non mi hanno dato una medaglia gigante per questo. L’unica cosa gigante che mi porto dietro è questo enorme macigno di insicurezza.
- Il divertimento: “No io non bevo, sono astemia” quante volte dovrò ripeterlo per convincere i miei nuovi amici?…
Andare a vivere fuori è un’esperienza nuova, potrà essere un’opportunità e anche una sfida.. Sono tante infatti le cose che mi hanno sempre spaventato e che mi spaventano tuttora, ma da universitaria voglio essere diversa, voglio essere una nuova versione di me.
Non voglio mettere in valigia la bilancia, la paura, l’insicurezza… Voglio metterci la voglia di vivere.
Io voglio vivere, Diario.
A presto.
Erika
L’articolo è stato scritto da Erika, volontaria dell’Associazione