Alessitimia e disturbi alimentari – c’è un legame?

C’è un legame tra alessitimia e disturbi alimentari? Partiamo da qui. Alessitimia letteralmente significa “mancanza di parole per definire le emozioni”, dal greco a- “mancanza”, lexis-“parola” e thymos-“emozione” e come costrutto fu identificato da Peter Sifneos nel 1976. Egli descrisse una serie di caratteristiche osservate nei pazienti psicosomatici che si possono riassumere in: 

  • Difficoltà nell’identificare i sentimenti; 
  • Fatica a differenziare tra gli stati affettivi e la componente somatica dettata dall’attivazione emotiva;
  • Difficoltà a descrivere e comunicare le emozioni;
  • Povertà di fantasia;
  • Stile cognitivo orientato all’esterno;

I soggetti alessitimici provano emozioni, ma mostrano un’importante difficoltà nella verbalizzazione dei propri stati emotivi e, spesso, non ne hanno consapevolezza. Possono avere uno scoppio improvviso di emozioni intense, come ad esempio la rabbia, ma non collegano questa emozione ad un episodio specifico.

La persona è confusa riguardo alle proprie emozioni, in particolare rispetto ad ansia, tristezza e rabbia. Manifesta somaticamente le emozioni. Percepisce infatti gli effetti fisici, come ad esempio il batticuore, il nodo alla gola, la tensione muscolare, ma senza riuscire a dar loro un nome.

Le cause

Alcune ricerche hanno evidenziato che tra le cause del disturbo rientra una mancanza o una bassa inter-relazione di affettività con le figure di attaccamento (in particolare i genitori).

Questo disturbo può anche svilupparsi in seguito a un grave trauma (tratti alessitimici sono stati riscontrati nei veterani di guerra o in persone che hanno subito maltrattamenti o abusi di natura sessuale). O può essere una conseguenza di malattie gravi che possono portare ad uno stato di pericolo di vita, quali ad esempio il cancro.

Diagnosi e trattamento

Il test attualmente più diffuso e affidabile per la diagnosi dell’alessitimia è la TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale), una scala psicometrica di autovalutazione strutturata in 20 domande. Queste permettono di identificare la presenza delle tre caratteristiche ritenute alla base del disturbo:

  • Difficoltà nell’identificare i propri sentimenti;
  • Difficoltà nel descrivere i sentimenti altrui;
  • Pensiero orientato quasi esclusivamente all’esterno e raramente verso i propri processi psichici;

Generalmente l’obiettivo principale del percorso di cura è quello di aiutare la persona a percepire le proprie emozioni, a riconoscerle, a gestirle e ad entrare in sintonia con l’altro. Il trattamento è quindi un percorso lento e complesso.

Alessitimia e disturbi del comportamento alimentare

In uno studio è stato dimostrato che esiste una correlazione tra alessitimia e disturbi del comportamento alimentare. Chi soffre di disturbi alimentari, infatti, rileva un’incapacità di comprensione delle emozioni e tenta di mettere in atto strategie per evitare di empatizzare. Questo permette di “schivare” l’esperienza emozionale, soprattutto per quanto riguarda le emozioni che fanno paura o quelle spiacevoli.

In particolare, gli studiosi hanno rilevato che le pazienti che soffrono di anoressia sembrano essere emotivamente non consapevoli, mentre le pazienti bulimiche mostrano una difficoltà nella regolazione delle emozioni.

Chi soffre di DCA fa infatti fatica a comprendere i propri sentimenti (soprattutto quelli spiacevoli) e nell’esprimerli verbalmente.

Le condotte alimentari disfunzionali cercano di “contenere” queste emozioni fino a diventare un vero e proprio meccanismo di difesa compulsivo che ha come fine la regolazione di stati di tensione intollerabili dalla persona.

Esisterebbero dunque delle correlazioni tra alessitimia e disturbi del comportamento alimentare, quali:

  • Confusione enterocettiva. L’enterocezione è il sistema sensoriale che ci permette di capire e sentire cosa accade all’ interno del nostro corpo: sia stati corporei (fame, sete, dolore, ecc) che stati emotivi (rabbia, calma, felicità, tristezza, paura, ecc)
  • Dispercezione dell’immagine corporea;
  • Senso di incapacità;
  • Percezione alterata di fame/sazietà, che rappresenta la maggiore difficoltà nel distinguere stimoli interni ed esterni, emozioni e sensazioni;

Conclusioni

Studiare il disturbo alessitimico risulta funzionale e importante per una migliore comprensione del ruolo che una mancata espressione delle emozioni può rivestire in un paziente affetto da DCA. Così come è fondamentale, durante il percorso di terapia, aiutare e accompagnare la persona nel processo di riscoperta di sé. Questo la porterà ad imparare o re-imparare ad ascoltarsi e ad esprimere le proprie emozioni in modo naturale. 

Contenuto a cura di Valentina Ungarelli

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