La mia storia con i disturbi alimentari non so quando inizia. Chi può dire che io così non ci sia nata? Effettivamente, non ho ricordi della mia vita senza l’incubo del peso, senza la paura di “pesare” troppo.
L’inganno dei disturbi alimentari
“Se fossi magra sarei felice!”
Questo pensiero invece me lo ricordo bene, risale all’epoca delle scuole elementari. Ero poco più che una bambina. Ero piccola, ingenua forse, innocente.
Nel frattempo sono cresciuta: tanti anni son passati e altrettanti chili li ho lasciati indietro, ma la felicità non è arrivata. Di certo, quindi, perdere peso non me l’ha portata. Di certo, quindi, il mio disturbo alimentare non me l’ha fornita.
In compenso, sono arrivate più ansie, paure, fatiche. Sempre più leggera, eppure sempre più appesantita. Che strana malattia la mia: più ti svuota più ti senti pesante. Che terribile inganno!
Chiedere aiuto e iniziare la terapia
I disturbi alimentari fanno così: ti accolgono in un limbo di comfort, di regole e sicurezza fallate. E non ti accorgi di nulla, ti fidi della loro voce, perché è l’unica che senti. L’unica che ti dà la sensazione di potercela fare. Finchè non ce la fai più e ti accorgi che quella voce, in realtà, ti ha consumata dall’interno.
Oggi sono una giovane donna e no, non sono guarita. Ma ci sto provando.
L’unica testimonianza che ad oggi posso dare è che vale la pena provarci. Che chiedere aiuto “aiuta”. Sapere che non si è soli aiuta. La terapia aiuta. Iniziarla il prima possibile, aiuta.
L’articolo è stato scritto da Rita, che ha raccontato la sua storia
