“Caro Corpo,
ti contatto per la prima volta, dopo tanto tempo, per scusarmi.
Scusa se ti denigro ogni volta che mi specchio, ma il tuo riflesso mi sembra così deforme alcune volte, così ingombrante, che ho paura di rimanerci intrappolata per sempre.
Scusa se, in quasi due anni, io non ti ho dato pace, ti ho rosicato fino all’ultima briciola di energia, per renderti sottile, ma volevo scomparire.
Non riuscivo più a sostenere nulla, e allora ho deciso che dovevamo sparire.
E da un corpo sei passato ad essere un corpicino.
Vorrei essere pienamente sincera nelle mie scuse, ma non ti nego che mi devo sforzare, perché ancora non riesco a guardarti allo specchio, perché ancora desidero assottigliarti per non riuscire più a vedere quel dolore.
Ora stai guarendo, ma io mi sento bloccata… mi dispiace veramente non riuscirti più ad amare, ma ogni volta che ci provo vedo solo me stessa che si sta ingrandendo di nuovo, vedo di nuovo quella ragazza che si copriva la pancia al mare con il telo, o quella che doveva comprarsi nuovi vestiti ogni estate perché quelli della scorsa non le entrano più.
Vorrei che facessimo pace un giorno, e che allo specchio vedessi solo un corpo, niente di più niente di meno.
Ma sappi che ce la sto mettendo tutta non solo per amarti, ma anche per amarmi… come non l’ho fatto mai.
Miriam”
Questa è la lettera che Miriam scrive al suo corpo per chiedergli scusa. Una lettera difficile da scrivere, che tocca e smuove tasti prima ignorati. Una lettera con il cuore aperto. Una confessione che contiene in sé tanta voglia di tornare ad amarsi di nuovo, ad amare il proprio corpo e la propria anima. Perché si può tornare a volersi bene e a vivere la vita appieno, amandone ogni minuto.
