La lettera di una mamma

Cari tutti,

Care tutte,

vi scrivo da mamma di una ragazza malata di anoressia nervosa da quasi 4 anni. Una mamma che da quasi 4 anni cerca cure adeguate e lotta ogni giorno insieme a lei, una mamma che si confronta con figure professionali che provano a relazionarsi con una malattia complessa. E con la persona che c’è dietro: mia figlia.

Leggo articoli a riguardo, partecipo ai convegni, cerco di informarmi sui social. Cerco nel mio piccolo di fare sensibilizzazione, anche nelle scuole, portando questa malattia, purtroppo ancora largamente sconosciuta, alla conoscenza delle persone.

Ho voluto fare questa premessa per dire che di una malattia come questa, in una famiglia come la nostra, composta da cinque figli e due genitori, ci si ammala un po’ tutti e sette.

Si parte stanchi e stanche, ma si cerca con fiducia la strada che si spera possa portare alla guarigione (perché dai disturbi alimentari si può uscire!), ci si batte per cercare le cure adeguate – che non dovrebbe essere così difficile trovare come nella realtà dei fatti è; All’inizio si brancola nel buio, una porta chiusa dopo l’altra e poi forse ecco una luce: una di quelle associazioni che forse sono le uniche a saperti realmente indicare una strada. C’è chi quella strada continua a percorrerla, chi si ferma, chi inciampa e poi ricade… Ma nel frattempo? Nel frattempo la famiglia rimane da sola, perché purtroppo le ASL spesso non riescono a mettere a disposizione l’equipe che il trattamento di un disturbo alimentare richiederebbe, negli ospedali non ci sono posti letto riservati alla cura di queste malattie – se non, forse, nella fase di acuzie e a volte in un reparto non dedicato, come è capitato a noi. Ci hanno detto che “quello avrebbe fatto lì lo avrebbe potuto fare anche a casa”. Mi sono trovata d’accordo, ma a casa purtroppo non c’era nessuno che potesse seguire una ragazza che era stata dimessa dall’ospedale con determinati parametri. Così ho dovuto farlo io, lasciando il mio lavoro. Poi ho dovuto cercare un’equipe privata, l’unico modo per curare mia figlia, poi, poi, poi…

Ci scriverò un libro con tutti questi “poi”, per raccontare la mia, la nostra storia. Perché, per quanto possa valere, deve comunque essere chiaro pubblicamente ciò che accade privatamente in una famiglia. Ogni giorno ricevo le telefonate di mamme, papà, mariti, fidanzate… Tutte e tutti disperati perché non sanno più dove cercarla una soluzione. Io sono fiera di poterli aiutare dando loro un conforto, dedicando loro il tempo di una chiacchierata, ma purtroppo di concreto non posso fare molto per loro, e questo invece mi dispiace.

Ho appena letto un articolo che dice che in Italia di disturbi del comportamento alimentare si ammala una persona su tre. La politica dov’è? Dove sono le loro scelte, quelle che potrebbero realmente fare la differenza? Per ora io non le vedo.

Perché probabilmente tanto è solo la malattia dei “capricci”, è la malattia di quelle che vogliono essere belle, di quelle che vogliono apparire… E invece si tratta di una malattia grave, che va curata come tutte le altre, offendo a chi si ammala la possibilità di ricevere cure adeguate negli ospedali e nei centri pubblici, e non solo a pagamento, nel privato.

La salute è un diritto costituzionale, la salute è e deve essere di tutti e tutte.

Sono stanca, lo siamo tutti, ma cerco di fare tutti i giorni qualcosa, perché non voglio arrendermi.

Non vogliamo arrenderci.

Su questa strada ci camminiamo tutte e tutti insieme.

Con voi,

Margherita

Contenuto a cura di Animenta

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