Animenta racconta i disturbi alimentari – La storia di Maria Sole

Tornare indietro a quei momenti non è facile.

Mi sembra di dover entrare nella testa di qualcuno che non sono più io, mi guardo indietro e vedo una persona che si era persa, che si era incastrata in meccanismi che, sebben abbiano lasciato uno strascico, sono talmente assurdi che ad oggi non me ne capacito.

Con che forza di volontà sono arrivata a punirmi così?

Sin da bambina il cibo è sempre stato per me un rifugio, un motivo di gioia e di condivisione.

Sono sempre stata quel tipo di persona a cui brillano gli occhi quando si trova davanti il suo cibo preferito, a cui piace provare mille tipi di cucine diverse e che crede che il miglior modo per festeggiare sia andare a mangiare fuori con gli amici.

Lo stesso entusiasmo non posso averlo, invece, se penso al rapporto con il mio corpo. Già alle medie saltavo le lezioni di nuoto perché mi vergognavo di mettermi in costume e d’estate in spiaggia cercavo sempre di stare il più coperta possibile. Questo però non aveva mai influito sul mio rapporto con il cibo, dentro di me non conoscevo ancora il concetto di “dieta”.

Tutto è iniziato il primo anno di università, quando sono tornata da una vacanza e ho visto un peso sulla bilancia che non avevo mai visto prima.

Sono andata nel panico e mi sono detta “Da adesso deve cambiare qualcosa”. Ho iniziato a crearmi un mio piano alimentare ed attuare tutti quei comportamenti che ad oggi mi rendo conto che mi hanno portata ad arrivare a questo punto. Contavo le calorie di qualsiasi cosa mangiassi o bevessi. Ho smesso di uscire a pranzo o a cena con i miei amici perché era diventato più importante portare a termine il mio obiettivo. Mi pesavo tutte le mattine e, nonostante all’inizio sia stata una discesa lenta, ogni volta che vedevo il numero scendere anche di poco mi sentivo soddisfatta di me stessa.

Provavo una soddisfazione che in quel periodo facevo fatica a provare facendo qualsiasi altra cosa.

Non mi sono mai sentita all’altezza di niente, ho sempre portato sulle spalle il peso di dover essere abbastanza, senza però mai sentirmici.

In più gli esami non stavano andando come volevo e cominciavo sempre più a mettere in dubbio il mio valore; valore che poi ho iniziato ad attribuirmi in base al numero che vedevo sulla bilancia.

Poi c’è stata l’estate, sono andata in vacanza con le mie amiche e l’idea di non poter controllare tutto quello che avrei mangiato mi terrorizzava. Questo mi ha portata a restringere ancora di più e, una volta tornata, era troppo tardi.

Mi sono chiusa in me stessa, non mi rendevo conto di quello che stava succedendo.

Mi ricordo che non uscivo più di casa, le cene fuori e gli incontri con gli amici erano diventati il mio incubo. Ero talmente assorta nelle mie fissazioni che non riuscivo a pensare ad altro, tutto girava intorno al cibo e la mia mente non aveva un minuto di tregua. Mi ricordo il mio sguardo perso nel vuoto, la faccia delle persone che mi volevano bene che mi guardavano con occhi preoccupati, quasi come se si stessero chiedendo “Dov’è finita Sole?”.

I miei genitori si sono accorti di quello che stava succedendo, mi hanno fatto aprire gli occhi e io ho chiesto subito aiuto.

Mi sono sempre resa conto di quanto fossi una persona fortunata e non ho mai pensato di avere un motivo reale per stare male, ho sempre visto la sofferenza come un lusso che non potevo permettermi perché avrebbe significato non essere riconoscente e per questo, appena ho capito quello che stava succedendo, ho voluto reagire.

La verità è che non esiste un motivo giusto o sbagliato per stare male e non bisogna sentirsi in colpa o sbagliati per quello che si prova. Bisogna solo capirne le cause, lavorarci e cercare di superarle.

Io ci sono riuscita solo grazie alla mia psicologa, che mi ha presa per mano e mi ha sempre fatta sentire capita e mai sola.

Un piccolo riconoscimento, però, la Sole di adesso riesce a darlo anche a se stessa.

Mi sono fidata ciecamente dei dottori e ho lottato tutti i giorni contro la mia mente. Ho sopportato il dolore lancinante dei sensi di colpa che provavo ogni volta che mangiavo qualcosa, non mi sono lasciata abbattere: avevo in mente il mio obiettivo e sapevo che se non mi fossi lasciata abbattere tutto sarebbe finito.

E così è stato. Piano piano i sensi di colpa sono spariti, la mente ha lasciato spazio ad altri pensieri, le priorità sono diventate altre, ma soprattutto i miei occhi sono tornati a brillare. Più sentivo che stavo tornando a provare emozioni, più mi spronavo ad andare avanti, perché capivo che nulla poteva farmi stare meglio della libertà.

La libertà che ora ho riguadagnato è la cosa più preziosa che ho ed il senso di leggerezza che provo adesso ha un valore di gran lunga superiore a qualsiasi peso io possa vedere sulla bilancia.

Dedico questo traguardo un po’ a me, ma soprattutto a Camillo, la mia parte migliore, che non ha mai rinunciato ad ordinare il dolce al ristorante al posto mio perché sapeva che in fondo lo volevo e che non si è mai accontentato di vedermi solo stare meglio perché voleva vedermi stare BENE.

L’articolo è stato scritto da Maria Sole, volontaria dell’associazione, che ha raccontato la sua storia

Contenuto a cura di Animenta

PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO LUCANO

Rasckatielli

Pasta Secca 500g

Ingredienti: Semola di Grano Duro Lucano del Parco Nazionale del Pollino, Acqua.

Tracce di Glutine.

Valori Nutrizionali

(valori medi per 100g di prodotto)

Valore energetico

306,5 kcal
1302 kj

Proteine

13,00 g

Carboidrati

67,2 g

Grassi

0,5 g

Prodotto e Confezionato da G.F.sas di Focaraccio Giuseppe
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