Specchio di un’isola che non c’è

E ti alzi e ti saluti ancora 

ma poi ti guardi e dici:

“Anche oggi è una tortura!”

E vorresti sprofondare,

scomparire, evaporare…

Poi ti riguardi,

ed è subito riflesso 

“Specchio specchio delle mie brame,

chi è la più bella del reame?”

deforme, informe, ABNORME!

“Specchio specchio delle mie brame,

sono proprio io quella lí, quella del reame?”

Ed emula, sembra frivola, stridula

“Specchio specchio delle mie brame,

cosa ci fa un mostro in questo bel reame?”

“Specchio specchio delle mie brame,

congedami, te ne prego, 

non riesco più a essere la belva del reame”.

E tu Bestia, 

impassibile deprimibile

animamente decomponibile,

Sogni di essere Narciso,

lasciando Eco alle spalle

riflettendo Asterione irriso,

obliando l’Eden nell’entrovalle.

Paradossale un mondo dove Afrodite non si coniuga con Efesto, 

dove Patroclo non ama Achille con un pretesto.

Dove moriamo per insufficienza di averci,

per mancanza di possederci, di colmarci, 

di imperfezionarci.

Paradossale un universo di limpidi riflessi,

di cieli disconnessi,

di pensieri fissi,

di soli senza eclissi.

Chissà il cappellaio matto come vede il mondo.

Sai, non riesco ad emularti cara Alice,

ti ingrandisci e rimpicciolisci in un nanosecondo 

ricercando e scavando nei meandri del controllo.

Chissà come vedi tu il mondo mio caro Peter Pan,

che a volte specchiandomi come Trilli, preferirei essere Wendy,

direzione seconda stella ad est

tutto dritto fino all’isola che non c’è.

Ma un po’ più bello appare il mondo 

davanti al sorgere dell’alba

per non toccare il fondo,

avvolto dal mare che ti scalda.

Più bello appare il mondo 

agli occhi di chi sbaglia

in cima alla montagna 

alla ricerca del blu più profondo

Migliore appare il mondo

a chi smette di farsi male,

all’ombra dell’impercettibile sogno,

per le cose che non può cambiare 

Bello è invece l’universo 

per chi ingenuamente affabile alla vita

gli appartiene il mantello del piccolo Lorenzo

che ha già capito come deve essere nutrita.

Caro Lorenzo, ti invidio sai?

Convivo nell’utopia 

di riuscire a non scappar via

davanti ad uno specchio che ti auguro di non incrociare mai.

Piccolo Lorenzo continua a sognare,

che la tua anima fragile 

noi grandi cercheremo di salvaguardare

affinché tu possa rimanere vigile.

Sei al mondo da poco più di un anno

e grandi querce ti circonderanno,  

nel bel mezzo di persone ignote,

straniere tra di loro e in loro sconosciute.

Che i tuoi occhi al risveglio possano illuminarsi illuminandoti,

in un mondo ormai spurio di spontaneità,

guardarti allo specchio riconoscendoti

senza disprezzarti nell’infinita immensità,

Ravvisando il dettaglio imperfetto,

giaccio sul mio letto

tappando gli acuti suoni dolenti

delle mie lacrime taglienti.

E si fa notte.

ma c’è il terrore di dormire

per l’angoscia di nutrire 

incubi di botte.

Al sorgere del sol cadi stravolto,

passa qualche ora 

e di nuovo ti senti avvolto

con quel pensier che ti ritrova:

“Ho pregato che fosse l’ultimo saluto all’alba

per dover smettere di lottare,

affinché iniziassi a sognare, 

là dove indica il mare.”

La poesia è stata scritta da Carlotta, volontaria dell’Associazione

Contenuto a cura di Animenta

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